Sulla divulgazione della Parola di Dio
(dal libro IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI, vol.9, cap.180)
3. Dopo di che anche i discepoli dissero al medico: «Amico, non tu solamente sei pervenuto ad una completa chiarezza sulla caratteristica del Regno di Dio, ma anche noi. Infatti a questo riguardo anche noi eravamo pur sempre più o meno annebbiati nel nostro animo, sebbene avessimo già sentito molte cose, immense e innumerevoli, dall’Amore e Sapienza del Signore e anche da te. Perciò anche per parte nostra ogni amore, lode ed onore soltanto al Signore, che qui, su questo monte, ha di nuovo dato a noi tutti, attraverso te, una luce così chiara! Con questa luce dai Cieli deve essere pienamente illuminato tutto ciò che sulla Terra è ancora oscuro!»
4. Disse Raffaele: «Amici, sarebbe certo un bene se le cose andassero così facilmente come vi immaginate ora voi illuminati! Gli uomini però in generale sono diventati troppo materiali e quindi animaleschi, ed è dunque difficile predicare il Vangelo del Regno di Dio alle pietre e agli animali selvaggi e feroci.
5. Voi ne avete soltanto uno fra voi che è ancora fortemente un mondano, il quale era con voi fin dall’inizio, ed ha anche udito e visto tutto ciò che avete udito e visto voi. Per lui la mia conversazione a voce alta col medico non fu quello che fu per voi. Egli pensava nel frattempo fra sé: “Oh, se avessi io la sua sapienza e potenza, tutte le montagne d’oro della Terra sarebbero mia proprietà!”.
6. Perciò la luce dai Cieli per il risveglio del loro spirito sarà anche data solo a coloro che la cercano, ed anche la amano e l’apprezzano altamente come il più grande bene della vita, al di sopra di tutto. Ma per coloro che vorrebbero solo brillare nel mondo, per acquistarsi con essa in sovrabbondanza i morti tesori della Terra, per essi una tale luce non è di alcuna utilità, e li precipita ancor più nell’antico giudizio della materia. Perciò non è bene gettare ai porci le perle dai Cieli. Le cose pure datele perciò anche anzitutto solo ai puri!
7. Soltanto dopo che avrete trasformato gli animali in uomini, allora date loro anche un cibo puro, come spetta agli uomini! Di veri uomini però ce ne sono soltanto pochi, e quelli che ancora ci sono, vivono nell’indigenza e sono quasi schiacciati dagli uomini di pietra e calpestati dagli uomini animaleschi.
8. Quando predicherete agli uomini il Vangelo, predicatelo dapprima ai poveri e ai miseri; dopo soltanto vedete come dalle pietre e dagli animali potrete formare degli uomini! Questo che vi ho detto ora, appartiene pure alla sapienza dai cieli»
9. Il nostro giudice romano, che aveva anche lui udito tutti i saggi discorsi di Raffaele con grande attenzione – e anch’Io però segretamente lo avevo ridestato nell’intimo in modo che egli aveva potuto afferrare il senso di tali discorsi – disse a Me: «O Tu Signore e Maestro, com’è dunque straordinariamente saggio questo splendido spirito celeste! Sì, se mai su questa Terra un uomo avesse saputo esporre in modo così chiaro e facilmente comprensibile le intime segrete questioni della vita dell’anima, allora non sarebbe sicuramente mai sorta fra gli uomini la più buia idolatria. Infatti, dopo un tale insegnamento e dopo aver fatto tale prodigiosissima esperienza, qualsiasi uomo, per quanto semplice, avrebbe pur cominciato a pensare, e avrebbe anche subito cominciato, partendo dalla propria luce di fede, a lavorare su se stesso e a indirizzarsi secondo tale Dottrina, e così col Tuo aiuto sarebbe anche pervenuto presto e facilmente a quella interiore perfezione di vita per la quale il Tuo Amore, la Tua Sapienza e la Tua Potenza lo hanno creato.
10. E – poiché si dice che gli esempi trascinano – sicuramente poi gli altri uomini vi avrebbero fatto molta attenzione e avrebbero domandato al perfetto in che modo egli fosse pervenuto a una tale perfezione di vita e divina somiglianza.
11. E se allora egli avesse annunciato loro la verità, che si può toccar con mano, con la chiarezza di questo spirito che Tu, o Signore, hai chiamato “Raffaele”, sicuramente sarebbero passati anche subito, con tutte le loro forze vitali, a quell’attività, attraverso la quale soltanto anch’essi, essendo uomini pari a lui, sarebbero dovuti pervenire alla vera perfezione di vita.
12. Ma così, per quanto io ne sappia, mai finora è comparso, davanti e in mezzo agli uomini di questa Terra, uno che insegnasse su Dio e sulla vita con tale chiarezza facilmente comprensibile, come ora questo splendido spirito, ed è quindi anche comprensibile che, col tempo, così tanti uomini abbiano perso totalmente, dalla loro sfera di conoscenza e di percezione, Dio, se stessi e la vera destinazione della loro vita.
13. Io, come giudice, ho studiato tutte le dottrine sugli dèi e sugli uomini e tutte le leggi esistenti nell’Impero Romano, e così, si capisce, anche la [dottrina] ebraica. Ma ovunque sono ammucchiati misteri su misteri che un uomo naturale, per quanto dotato di chiaro raziocinio e di acuta intelligenza, non può assolutamente capire, né farne un uso pratico per la formazione, in verità necessaria più di ogni altra cosa, della propria vita interiore dell’anima. Invece dopo un insegnamento simile deve certamente diventare chiaro ad ogni uomo quello che egli è, quello che deve diventare e quello che egli ha da fare per diventare ciò a cui Tu, o Signore e Maestro di ogni essere e di ogni cosa, lo hai destinato. O Signore e Maestro, non ho qui giudicato almeno approssimativamente giusto?».