Jakob Lorber














    

















Perché Dio permette la guerra

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Perché Dio permette la guerra

Messaggioda gmc72 » 24/01/2009, 10:20

(Il Grande Vangelo di Giovanni, vol.11)

59 Capitolo
Sul perché viene permessa la guerra

1. Quando raggiungemmo, dopo varie ore di cammino, la strada che da Gerico porta a Gerusalemme, avemmo l’occasione di concederci un breve riposo, poiché un grosso drappello di soldati romani, i quali cambiavano il loro quartiere e dovevano essere rispediti a Roma, occupò la strada. Noi ci accampammo perciò un po’ da parte, per lasciar passare prima la spedizione, che noi poi avremmo anche dovuto seguire per raggiungere Betania.
2. Mentre dunque i Miei discepoli osservavano quegli uomini diritti, robusti, tutti dall’aspetto abbronzato e vigoroso - essi appartenevano a delle truppe centrali che per particolare privilegio avevano svernato a Gerico, allora luogo di ritrovo internazionale -, Giacomo Mi disse se dunque quella gente provasse proprio vera gioia nel loro mestiere di guerrieri, oppure se lo spirito, che pur dimorava anche in loro, non si adoperasse per chiarire loro che la guerra rappresentava in realtà la non fratellanza e lo scatenarsi di ogni possibile vizio. Infine Mi venne posta la domanda sul perché dunque Io permettessi la guerra, con cui così tante fiorenti vite ed esistenze umane venivano distrutte, e le anime venivano abbruttite e spesso completamente corrotte. Tutti Mi guardarono in modo interrogativo, dato che questa domanda diretta non era mai stata fatta.
3. Io quindi invitai tutti ad avvicinarsi di più a Me, affinché non occorresse che Io parlassi a voce troppo alta e che attirassi l’attenzione dei passanti, e parlai così: «Quando voi considerate tutte le cose che si mostrano all’occhio nella vita umana, è sempre necessario che voi non giudichiate mai in base al lato esteriore, ma sempre in base al nucleo interiore della loro natura. Le cose materiali, esteriori, e quelle spirituali, interiori, ossia le cose tra loro corrispondenti, possono trovarsi nella più grande contraddizione apparente, poiché spesso si comportano reciprocamente in modo polarizzato(1), anzi, quali concetti completamente opposti devono necessariamente comportarsi così, sebbene l’uno non possa sussistere senza l’altro. Se questi contrasti si presentano ai vostri occhi veramente in modo davvero stridente, voi credete di scoprire delle contraddizioni inspiegabili, le quali tuttavia non sono affatto tali dinanzi all'occhio dello spirito. Un esempio di tale contraddizione si presenta ora proprio qui.
4. Infatti, in quale rapporto sta il soldato romano, la cui professione è l’assassinio consentito, nella sua posizione umana esteriore, la quale certo non corrisponde alla Mia Dottrina di Pace, rispetto al proprio essere umano interiore che pure è anch’esso da Dio e a Dio deve ritornare? Però, com’è possibile, domanderete voi, che Io permetta che un’anima, che ha ricevuto in dono la divina Scintilla spirituale, si impigli in simili perversità?
5. Voi qui credete di non poter trovare nessuna spiegazione, poiché, anche se Io indicassi la libera volontà dell’uomo per mezzo della quale egli, nella sua posizione esteriore, può di certo intraprendere ciò che vuole, voi domandereste: “È dunque proprio necessario da parte Tua concedere così tanta libertà agli uomini perché essi la utilizzino per l’assassinio e l’uccisione, e non sarebbe invece meglio limitare questa libertà almeno affinché non venga utilizzata per tanto disonesto dolore e tante sofferenze sulla Terra?”. Anzi voi domandereste: “Può dunque la Divinità, la quale è il vero Amore, stare tranquillamente a guardare, senza battere ciglio oppure senza imporre un freno nonostante le infinite sciagure e le più spaventose miserie che gli uomini si causano? Questa Divinità, tanto colma d’Amore, non sarà forse una Divinità insensibile, la Quale prova una specie di gioia nel vedere tranquillamente come le Sue creature vanno dilaniandosi? Qualsiasi uomo, se ne avesse la forza, non starebbe a guardare tranquillamente così tanta miseria, ma già la sola compassione lo costringerebbe a saltare in mezzo e con la più sacra serietà imporre un freno alle parti. Perché dunque non fa questo la Divinità, che pur domina su tutte le forze?”.
6. Vedete, così domanda più di un’anima titubante, nella quale è fluita già tanta della Mia Luce più luminosa, e comincia a dubitare del vero Amore e perfino dell’esistenza di un Dio dell’Amore, si smarrisce in ogni genere di abisso del dubbio ed infine abbandona la vera fede.
7. Io però voglio darvi una luce che illumini a sufficienza tutte queste domande. Così ascoltate dunque!
8. Anzitutto va considerato come l’uomo si pone rispetto al suo simile e poi, visto che vive nella materia, come egli si pone rispetto a Dio, ovvero, altrimenti detto, come propende nei suoi concetti rispetto al visibile e all’invisibile.
9. Ora è cosa del tutto naturale che l’uomo semplice, spiritualmente ancora non sviluppato, il quale secondo natura indirizza il corso dei suoi pensieri anzitutto soltanto verso l’esteriore che lo circonda, e giudichi anche solamente secondo quanto egli vede e sente. In primo luogo lo attirerà il solo aspetto esteriore dei fenomeni, egli lo valuterà, ne trarrà le sue conclusioni, e da esperienze fatte saprà volgere a suo profitto l’ambiente esteriore. Solo quando egli sarà penetrato fino al punto da dominare questo esteriore degli eventi naturali, allora l’intelletto lo inciterà a domandare il perché e ad indagarli. Il processo di sviluppo del mondo materiale è però sempre quello in cui, per primo, viene studiato l’involucro esteriore e, poi, dal guscio viene tirato fuori il seme spirituale spesso soltanto con molta fatica.
10. Ora però voi sapete che lo sviluppo del regno animale, come pure del regno vegetale che lo precede, si fonda sull’annientamento della forma esteriore, senza danno per il principio vitale interiore in essa dominante, il quale aspira al perfezionamento. Questo esteriore esempio naturale ovviamente non rimane nascosto neppure all’uomo spiritualmente non sviluppato, anzi esso vive in lui come una potenza animica da superarsi, dato che il corso della sua vita include in sé questo senso della distruzione. Egli dunque lo imita anche in quanto reclama per sé ed anche esercita il diritto del più forte finché non si trova in quella condizione la quale impedisce ancora lo sviluppo animico interiore. Solo quando subentrano delle epoche nelle quali la formazione spirituale sta in prima linea, in cui in un certo modo la constatazione esclusivamente esteriore, materiale, viene considerata come un modo di vedere superato, solo allora questa durezza dell’anima non può più comparire, e nell’uomo il diritto del più forte può svanire completamente. A questo punto entra in vigore il diritto dello spirito umano illuminato, il quale è di gran lunga più insuperabile della prima forza, quella fisica.
11. Quei soldati, però, si trovano tutti quanti sul gradino dell’osservazione puramente naturale esteriore, che insegna loro il diritto del più forte - essi non si curano ancora dello sviluppo animico -, perciò imitano questa lotta nella natura e per il momento non percepiscono in loro neppure nessun vuoto. Anzi, essi possono contemporaneamente essere addirittura degli uomini davvero buoni, perfino bonari, finché non si trovano dinanzi un supposto nemico sotto forma di un altro soldato di una nazione straniera in stato di guerra; allora essi gli si collocano di fronte come il più accanito avversario non appena la tromba chiama alla battaglia.
12. Tuttavia questo procedimento evolutivo Io devo lasciarlo sussistere, perché il riconoscimento del nucleo interiore è possibile soltanto grazie al penetrare attraverso il duro involucro esteriore, mentre lo spirito umano non può venire destato altrimenti se non per mezzo dell’esperienza.
13. Experientia docet (l’esperienza insegna) qui si suol dire, e quanto sia vero questo proverbio, voi lo sapete, poiché mediante l’esperienza un allievo apprende di più che mediante cento regole imparate a memoria, che però non sono mai state sperimentate. Però la Terra è una scuola dove gli spiriti devono diventare avveduti attraverso l’esperienza; perciò qui vengono offerte loro le occasioni più svariate di acquisire esperienze su esperienze, affinché lo spirito si maturi rapidamente. Come però questa somma di esperienze grevi, amare e sgradevoli, le quali assomigliano ad un selvaggio torrente di montagna, venga arginata in un fiume che scorre tranquillo, silenzioso, lo dice la Mia Dottrina, e la Mia Vita dovrà e sempre rimarrà un esempio come tutte le esperienze servano a portare lo spirito nell’uomo vicino a Dio, interiormente vicino.
14. Se dunque voi non tenete in nessun conto le vostre esperienze, voi non potete neppure mai diventare degli avveduti costruttori del Regno di Dio, poiché la questione presso di Me è sempre quella di educare gli uomini per le vie pratiche. Nella maggior parte dei casi però la Mia Voce può risuonare chiara nell’anima umana soltanto quando, per mezzo di molte amare esperienze di ogni specie, l’anima si sia interiorizzata e si sia distolta da ciò che è esteriore.
15. Se dunque l’umanità vuole passare attraverso le lotte e le guerre esteriori nelle quali non si tratta poi d’altro che di prendere o di conquistare una posizione di forza che sia la più grande possibile fra due Stati, allora l’esperienza molto presto insegnerà quanta poca felicità e soddisfazione e così pure quanto poco sviluppo spirituale interiore siano possibili quando il grido di guerra rumoreggia attraverso i paesi e sotterra ogni gioia della vita.
16. In epoche posteriori anche la guerra sarà poi riconosciuta come un’assurdità, come una condizione esecrabile e non gloriosa per l’uomo - mentre attualmente se ne attende ancora onore e gloria -, e la guerra scomparirà del tutto. Il genere umano, dopo che si sarà allontanato da queste lotte esteriori, si rivolgerà a quelle interiori, e ciascuno, trionfando sul nemico interiore, potrà conseguire dinanzi a Me più gloria che non il più vittorioso condottiero dinanzi agli occhi del suo imperatore.
17. Ma per giungere a questo riconoscimento è necessaria l’esperienza, la cui via passa attraverso molte fatiche ed errori. Questa scuola è l’unica e sola che permette veramente una libera decisione dell’anima umana. Che però Dio Stesso possa stare a guardare, è poi semplicemente dovuto al fatto che qui la Meta sta più in alto di tutte le altre cose. I mezzi che aiutano a raggiungere la Meta sono tuttavia estremamente savi ed includono sempre in sé l’effetto più sicuro.
18. Se un padre ha un figlio maleducato, che è poco incline ad obbedire alle sue parole e ai suoi comandi, egli allora gli darà anche l’occasione di toccare il fondo attraverso una qualche brutta esperienza, però allo stesso tempo egli cercherà di mitigare il più possibile le cattive conseguenze. Così è pure con Dio e gli uomini. Dio tira fuori in ogni tempo i mezzi che sono lievi, tuttavia, nel caso che questi rimangano senza effetto, deve ricorrere anche ai mezzi più energici per mantenere l’umanità sulla via che conduce alla Meta della pace e della più pura beatitudine.
19. Ma se un uomo non vuole percorrere queste vie, perché egli disdegna tutto ciò che gli viene posto sulla via attraverso tale metodo educativo, allora è del tutto naturale che questo disprezzo debba finire col trarlo in perdizione. Egli infatti non vuole assolutamente diventare savio per mezzo dei danni [subiti], ma sfida addirittura tutti gli impedimenti che gli si contrappongono, tanto che può facilmente rimetterci la propria vita corporale con la non osservanza delle più semplici norme della prudenza, che al più avveduto si impongono da se stesse. Come può però la Divinità venire ritenuta responsabile per ciò che causa il singolo uomo stesso di proprio impulso? Essa dunque non è né crudele, né tende in qualche modo a trovare diletto nelle sofferenze delle Sue creature, ma, a causa della Meta, è semplicemente costretta a contenere il proprio Amore e a lasciare predominare la Sapienza.
20. Qui voi avete dunque ancora una volta una spiegazione di quanto, in una forma simile, vi è già stato detto varie volte. Osservate perciò le cose esteriori soltanto dal loro rapporto interiore, affinché non abbiate più ad urtare contro ogni specie di dubbi e contraddizioni!».

(1)Come se fossero ai due poli opposti. Nota italiana.
gmc72
 
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