Aspirazioni spirituali
1. Anche se Lorber considerava in questo periodo le sue aspirazioni musicali come suo compito principale, tuttavia queste non soddisfacevano del tutto le esigenze del suo intimo.
2. Egli nutriva particolare interesse anche per l'astronomia. A dire il vero gli mancava una conoscenza approfondita della matematica per potersene occupare su basi scientifiche, ma il suo marcato impulso verso cognizioni superiori lo aveva da sempre attratto irresistibilmente verso la sublime profondità del cielo stellato. Egli quindi cercava di penetrare, per così dire meccanimente, mediante un potenziamento artificiale della sua facoltà visiva, nei segreti della struttura del mondo e si costruì lui stesso a tale scopo un grande cannocchiale, certamente piuttosto primitivo, però perfettamente utilizzabile. Più tardi fu anche ben felice di venire in possesso di un buon telescopio di Steinheil.
3. Nelle serene chiare sere d'estate, spesso anche a notte inoltrata, egli usciva dalla città, in compagnia dell'uno o dell'altro amico, il suo cannocchiale a tracolla penzolante da una cordicella, e piazzava il suo strumento sullo spazio libero di Glacis oppure preferibilmente sullo Schloßberg, un'altura rocciosa che sorgeva nel mezzo della città. Qui poi osservava egli stesso e mostrava anche ai suoi compagni, con sempre rinnovato interesse, il globo lunare ricoperto di cicatrici, Giove con i suoi satelliti, Saturno con i suo anelli luminosi, i restanti pianeti e il cielo stellato cosparso di miriadi di corpi celesti che si offriva ai loro sguardi, e davanti all'obiettivo del suo cannocchiale si estendevano nell'infinito la via lattea e le macchie nebulose. Ben volentieri egli offriva il godimento di questa visione sublime dell'incommensurabilità dell'universo ad ogni passante che si avvicinava con curiosità al suo strumento. Ed egli provava sempre una gioia di compiacimento, quando l'ammiratore estraneo si congedava ringraziando con un viso o addirittura con una parola di pia ammirazione.
4. Mentre la sua aspirazione a penetrare nel grandioso campo della creazione materiale si manifestava vivamente, d'altra parte andava sviluppandosi in lui, gradualmente, anche l'esigenza irresistibile di trovare la via verso i tesori segreti del mondo spirituale, anche a costo di cercarla al di là dei confini delle usuali, generali cognizioni.
5. Fu così che egli si sentiva anche attratto dalla lettura di opere che corrispondevano alla sua profonda interiorità. E così egli lesse, per quanto glielo permetteva il lavoro necessario al proprio mantenimento, certe opere di Justinus Kerner, Jung Stilling, Swedenborg, Jakob Böhme, Johann Tennhardt e J. Kerning e in particolare quest'ultimo egli lo definì come colui i cui scritti gli diedero certe tracce importanti. Però di tali letture, che si limitavano in generale a singoli scritti degli autori menzionati, egli non fece un vero e proprio studio, ciò che non era affatto il caso suo, bensì mise ogni volta da parte tali opere e tenne solamente la Bibbia sempre sotto mano. Ma neanche della lettura di questa egli ne fece una questione quotidiana, ossia esteriormente abitudinaria, bensì ricorreva al Libro dei libri solo quando si sentiva indotto a farlo da una circostanza esteriore oppure da un impulso interiore.
6. Nonostante tutta questa inclinazione ad indagare i misteri più profondi e più seri, Lorber rimase ben lontano da qualsiasi forma di scoraggiamento, anzi egli era e restò sempre un compagno allegro nei suoi rapporti giornalieri, solo che, come più tardi comunicò, in questo periodo cominciarono a manifestarsi gradatamente in lui sogni significativi, di cui egli cominciò da allora a mettere per iscritto quelli che gli apparivano più importanti.
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